CAAD: cos’è e come aiuta a ritrovare la propria autonomia in casa

Intervista a Carlo Montanari, tecnico dei sistemi domotici dei CAAD di Bologna e Reggio Emilia

Oggi riportiamo l’intervista fatta a Carlo Montanari, tecnico dei sistemi domotici dei CAAD di Bologna e Reggio Emilia. Carlo lavora al CAAD di Reggio Emilia, collabora con il CRIBA di Reggio Emilia da 12 anni e da quasi 4 anni lavora anche al CAAD di Bologna e al Centro Regionale Ausili di Bologna. 

Ritratto Carlo Montanari
Carlo Montanari

Il percorso che lo ha portato a lavorare nei CAAD, CRA e CRIBA è iniziato con la laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni all’Università di Bologna ed è proseguito con un Master di I livello in Assistive Technology presso la Facoltà di Ingegneria di Trieste.

Nell’intervista, Carlo ci racconta cos’è un CAAD e come può aiutare una persona anziana e/o con ridotte capacità di movimento o con disabilità.

Cos’è un CAAD, ovvero un Centro per l’Adattamento dell’Ambiente Domestico?

Carlo Montanari: Il CAAD è un servizio pubblico che fornisce gratuitamente consulenza, sostegno ed orientamento sui temi dell’accessibilità e della fruibilità dell’ambiente domestico.

Si rivolge a tutti coloro che hanno delle limitazioni nello svolgere le attività della vita quotidiana, come le persone anziane e i disabili, alle loro famiglie, agli operatori dei servizi sociali e sanitari ed ai tecnici progettisti del settore pubblico e privato.

La finalità del CAAD è favorire l’autonomia e la permanenza nel loro domicilio delle persone che hanno limitazioni di varia natura, e di supportare sia il lavoro di cura dei caregiver – familiari che si prendono cura a titolo gratuito di un parente ammalato o disabile – sia di quello degli operatori coinvolti.

Da quale esigenza nascono i centri CAAD?

Carlo Montanari: La Rete dei CAAD nasce all’interno di uno specifico programma di sostegno alla domiciliarità della Regione Emilia Romagna, il “Programma Casa Amica”, che, a partire dal 2000, ha sviluppato diverse azioni per sostenere la permanenza delle persone anziane e con disabilità nel proprio domicilio. Nel 2000, infatti, vengono attivati i due centri, CRA (Centro Regionale Ausili) e CRIBA (Centro Regionale di Informazione per il Benessere Ambientale).

Il CRA si occupa dello studio e della proposta di Soluzioni/Tecnologie Assistive, ovvero di ausili con componente tecnologica, più o meno elevata. Queste soluzioni permettono di migliorare l’autonomia e la qualità della vita della persona con disabilità e favoriscono la riabilitazione, l’inclusione sociale e la partecipazione. 

Il CRIBA invece si occupa del tema della progettazione inclusiva e ha come finalità primaria l’individuazione delle soluzioni più efficaci e idonee per accrescere i livelli di accessibilità e fruibilità del territorio. 

I CAAD nascono successivamente a seguito dell’elevato numero di accessi di privati cittadini – ai due servizi regionali – con richieste specifiche sugli interventi necessari per aumentare la fruibilità dei propri appartamenti

Pertanto, dopo una fase di progettazione, tra il 2004 e il 2005 sono iniziati i corsi di formazione delle equipe e l’attivazione dei CAAD nei capoluoghi di provincia.

La nascita dei CAAD è anche una delle risposte messe in campo per affrontare le sfide imposte sia dai cambiamenti demografici sia da quelli riguardanti la struttura socio-economica del tessuto sociale.

Secondo i trend demografici ottenuti dalle statistiche dell’ISTAT, infatti, la popolazione con un’età di:

  • 65 anni e più, fra il 2015 e il 2065, crescerà dal 21,7% al 32,6%
  • 85 anni e più che, nel 2015, rappresentava il 3,2% della popolazione, nel 2065 si dovrebbe attestare al 10,0%

Il progressivo invecchiamento della popolazione e le conseguenti situazioni di non autosufficienza hanno prodotto un incremento delle famiglie che richiedono cura/sostegno alla rete parentale. Nello stesso tempo l’aumento dei nuclei monofamiliari e le difficoltà nella conciliazione dei tempi dedicati alla famiglia e al lavoro dei caregiver ha messo in seria difficoltà il sistema delle cosiddette risposte informali, ovvero di quelle azioni di supporto che non provengono dalla rete dei servizi deputati a fornire assistenza ma da familiari o amici.

I CAAD sono il risultato dell’evoluzione del sistema di welfare per far fronte ai problemi che ho citato. Essi infatti sostengono anche la famiglia e gli assistenti domiciliari nel faticoso lavoro di assistenza. 

Come può un CAAD aiutare una persona anziana, o un disabile, che ha difficoltà motorie?

Carlo Montanari: Sono tante le risposte che il CAAD può fornire ad una persona con problemi legati alla mobilità. Il CAAD può: 

  • fornire consulenze su soluzioni progettuali personalizzate che permettono di agevolare la mobilità all’interno dell’ambiente domestico
  • offrire consulenze su come poter fruire degli spazi di vita in sicurezza ed autonomia
  • permettere un accesso all’abitazione in autonomia 
  • gestire gli impianti e le funzioni della casa attraverso automazioni e sistemi domotici
  • installare sistemi di monitoraggio che possono agevolare l’interazione con il caregiver e garantire maggiore sicurezza durante le attività quotidiane prevenendo, o affrontando, le situazioni di emergenza 

Queste consulenze possono essere a distanza o concretizzarsi nel sopralluogo di un’equipe multidisciplinare che si coordina con il sistema dei servizi socio-sanitari per poter affrontare il problema secondo la visione biopsicosociale dell’ICF – in italiano Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute”.

Per l’ICF la disabilità è il frutto di un particolare stato di salute vissuto in un ambiente sfavorevole. Ecco perché il CAAD propone interventi di adattamento domestico.

La consulenza può essere di diversi tipi:

  • semplice informazione a distanza o tramite lo sportello durante gli orari di apertura al pubblico
  • consulenza programmata in sede CAAD con operatori, tecnici e famiglia – se necessario anche con il diretto interessato
  • sopralluogo domiciliare programmato dell’equipe multidisciplinare se è da subito evidente la complessità del caso. Dopo il sopralluogo il CAAD elabora una bozza di progetto e resta a disposizione sia della persona che della ditta per eventuali chiarimenti o approfondimenti

Il CAAD è anche una risorsa informativa su agevolazioni fiscali e contributi legati ai temi dell’adattamento domestico. È un raccordo tra la persona, che necessita di soluzioni specifiche, e il complesso mondo dei fornitori senza però che ci sia alcun interesse commerciale.

Fornisce infatti gli elenchi di distributori e produttori di dispositivi che aiutano le persone con difficoltà motorie a ritrovare l’autonomia in casa, operanti nel territorio di competenza.

Il CAAD si occupa anche della formazione di operatori e tecnici, con tematiche trasversali agli ambiti culturali, sui diritti e sulla progettazione universale.

I CAAD inoltre operano in maniera sinergica con i vari servizi del territorio per garantire una presa in carico globale della persona e valorizzare i ruoli degli operatori presenti sul territorio. 

Quali sono le figure professionali coinvolte nel processo di Adattamento Domestico?

Carlo Montanari: Il personale a disposizione dei CAAD è organizzato in equipe multidisciplinari ad alta specializzazione. Ogni equipe solitamente è costituita da:

  • un operatore sociale e uno di sportello (educatore/ass. sociale)
  • un operatore sanitario (fisioterapista/terapista occupazionale)
  • un operatore tecnico-progettista (ingegnere/architetto/tecnico dei sistemi domotici)

A queste figure professionali si aggiungono – a seconda dei territori e della declinazione dei CAAD – professionalità dedicate allo sviluppo tecnico-metodologico, alla ricerca, all’amministrazione.

Quanto costa un intervento di Adattamento Domestico?

Le soluzioni che vengono proposte in un intervento di Adattamento Domestico possono essere molte e diverse poiché, ogni volta, si affrontano temi di diversa natura e complessità: dalla proposta di un semplice ausilio ad interventi di ristrutturazione dell’abitazione. Dunque, per definire il costo di un intervento bisognerà prendere in considerazione le caratteristiche di quello specifico intervento.

Ciò che posso dire con certezza è che un intervento di adattamento domestico, se ben progettato e condotto, permette di: 

  • ridurre i costi dell’assistenza
  • migliorare l’autonomia e la qualità della vita delle persone non autosufficienti
  • ridurre la fatica e l’impegno dei caregiver

Il tema della riduzione dei costi è stato oggetto di una ricerca condotta dal Centro Regionale Ausili AUSL di Bologna, in collaborazione con i CAAD, sulla base dell’analisi di un campione di 100 interventi eseguiti. 

All’analisi dei costi si è applicato lo strumento validato SCAI – Siva Cost Analysis Instrument – che è stato sviluppato dall’IRCCS S.Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi nell’ambito di una ricerca finalizzata del Ministero della Salute, e successivamente perfezionato, in varie versioni. 

L’adozione dello SCAI consente la stima dei costi complessivi dei facilitatori ambientali – ausili tecnici, assistenza personale, adattamenti ambientali – che intervengono nei programmi riabilitativi o assistenziali mirati all’autonomia personale e familiare.

Lo SCAI ha inoltre introdotto l’innovativo concetto di costo sociale dell’intervento come valorizzazione economica dell’insieme di risorse umane e finanziarie impegnate nel progetto di autonomia da tutti gli attori, pubblici e privati. 

I risultati hanno mostrato che una corretta introduzione di ausili e interventi di AD – Adattamento Domestico – permettono un risparmio già nel breve-medio periodo, sia per la famiglia sia per il sistema di welfare, ovvero per l’intera società. Per approfondire i costi di un intervento di AD è possibile consultare la pagina dedicata ai costi e benefici dell’Adattamento Domestico presente sul sito della Rete CAAD.

Ci racconti perché hai scelto di lavorare in un CAAD e qual è il tuo ruolo?

Carlo Montanari: Durante gli studi, per 7 anni, ho lavorato come assistente di base ed educatore in una struttura residenziale per adulti con disabilità. In seguito alla laurea ho cercato di mettere a frutto la mia esperienza lavorativa coniugandola con l’oggetto dei miei studi. 

Dopo aver frequentato un corso di formazione della Rete CAAD ho avuto l’opportunità di iniziare la mia collaborazione con il CAAD di Reggio Emilia. Oggi, tramite il mandato del CAAD, svolgo anche la funzione di coordinatore del Servizio di Teleassistenza del Comune di Reggio Emilia.

Nei CAAD di Reggio Emilia e Bologna studio e propongo sistemi di automazione domestica con caratteristiche di alta usabilità per la persona, oggetto della consulenza, nel ruolo di tecnico dei sistemi domotici.

I sistemi domotici permettono di aumentare l’accessibilità di alcune funzioni domestiche come la gestione degli infissi e degli accessi, agevolano la comunicazione con l’interno e l’esterno della casa e ne migliorano la sicurezza.

Ci puoi dire, sulla base delle tua esperienza, qual è l’ambiente della casa più difficile da adattare?

Carlo Montanari: Di certo l’ambiente più difficile da adattare è il bagno perché la soluzione proposta, spesso, prevede la sostituzione dei sanitari o la loro riorganizzazione in uno spazio che solitamente è di dimensioni ridotte. 

Il classico esempio è la sostituzione della vasca con una doccia a filo pavimento o lo spostamento dei sanitari per permettere l’accesso a persone che utilizzano ausili o hanno bisogno di più spazio per poter essere assistite.

Quali sono gli interventi che l’equipe del CAAD consiglia, più spesso, per adattare una casa ad un anziano con ridotta capacità di movimento?

Oltre agli interventi nell’ambiente bagno di certo quelli più numerosi riguardano il superamento di barriere architettoniche come, ad esempio, delle scale che impediscono spostarsi tra un piano e l’altro del proprio ambiente domestico. Spesso, anche i pochi gradini situati nell’atrio condominiale, prima dell’ascensore, diventano una barriera insormontabile per persone che hanno limitazioni nella mobilità. 

Parliamo di interventi in cui è necessario installare:

  • piattaforme elevatrici o ascensori, montascale a piattaforma nelle scale condominiali, soprattutto, per il superamento dei gradini che portano all’ascensore
  • montascale a poltroncina dove gli spazi di installazione sono ridotti; in questo caso va considerato che la persona non può portare gli ausili con sé 

Sono interventi che possono diventare molto complessi per la mancanza di spazi per l’installazione e per tutte le questioni – in primis le spese – legate alla gestione degli spazi comuni condominiali.

Il patrimonio abitativo in Emilia Romagna, come nel resto dell’Italia, è molto datato e poco conforme alla normativa vigente in materia di superamento delle barriere architettoniche, ovvero alla Legge 13 del 1989.

Dal censimento del 2011 si è rilevato che gli edifici di tre e più piani- compresi eventuali porticati o interrati-, per i quali la legge prevede l’obbligo di installare l’ascensore, sono:

  • poco più di 6.000 su 236.000, in Emilia Romagna
  • 67.000 edifici su un totale di circa tre milioni, in tutta Italia

Questi dati sono allarmanti perché la possibilità di superare le scale in autonomia non è solo una comodità ma una questione di diritto perché fa sì che anche chi ha delle limitazioni nei movimenti possa vivere una vita di relazioni e gli permette di colmare i propri bisogni.

C’è stato qualche caso di adattamento domestico che ti ha colpito particolarmente? Se sì, ci racconti perché?

Carlo Montanari: mi hanno colpito molto tutti quei casi in cui il desiderio di autonomia della persona sono diventati realtà. Ciò è stato possibile con il supporto di tecnologie innovative, ovvero di soluzioni di assistive technology – tecnologie usate per accrescere, mantenere o migliorare le capacità di una persona, che sia disabile o non e domotica. È possibile vedere il video di uno di questi interventi di AD.

Mi ha anche colpito molto conoscere il numero degli interventi che coinvolgono i CAAD: circa 6.500 interventi nel 2017– come riportato nel Report CAAD 2017 – perché dimostra quanta poca attenzione sia stata data, anche in tempi recenti, all’accessibilità e alla fruibilità dell’ambiente casa e quanto questo possa causare disagio sociale.

Ci sono altri CAAD in Emilia-Romagna, oltre a quelli in cui lavori tu – Bologna e Reggio Emilia – a cui si può rivolgere una persona anziana o disabile, per adattare la propria casa e tornare ad essere autonomo?

Carlo Montanari: In Emilia Romagna esiste una Rete di CAAD, che inizialmente era costituita da dieci Centri Provinciali di primo livello e due Centri Regionali di secondo livello. Nel tempo sono state attivate diverse nuove sedi legate ai distretti sanitari locali – gli sportelli CAAD – che sono più facilmente raggiungibili dai cittadini.

I centri di primo livello accolgono direttamente le richieste dei cittadini mentre i centri di secondo livello hanno la funzione di coordinamento, formazione e monitoraggio dei CAAD e li supportano nelle consulenze più complesse. 

I due Centri Regionali di secondo livello , ovvero il CRIBA, Centro Regionale di Informazione sul Benessere Ambientale, di Reggio Emilia, e il CRA, Centro Regionale Ausili dell’AUSL di Bologna, oltre alla funzione di supporto nella rete CAAD, sviluppano, organizzano e realizzano altre mansioni e competenze già descritte in precedenza.

Per trovare il CAAD più vicino è possibile consultare il sito.

C’è la possibilità che a breve nascano nuovi CAAD, su esempio di quello emiliano-romagnolo, in altre regioni d’Italia?

Carlo Montanari: in nessun’altra regione italiana esiste una rete di servizi articolata come quella presente in Emilia Romagna ma in alcune si sono replicate le esperienze dei centri di secondo livello. È il caso dei centri che fanno parte del Cerpa Network, presenti nelle seguenti regioni: Friuli Venezia Giulia, Toscana, Umbria,Trentino-Alto Adige

Dal 1996, inoltre, esiste una rete di Centri di consulenza sugli Ausili Informatici ed Elettronici – che prende il nome di GLIC – che mira a supportare l’autonomia delle persone con disabilità

In Puglia, la mia regione di nascita, e precisamente a Conversano è nato a seguito del progetto Domos – che punta a far conoscere in tutta Italia nuove tecnologie domotiche per aiutare le persone che hanno ridotta autonomia di movimento in casa – un CAAD che si occupa di domotica sociale, ovvero di “domotica specializzata nel dare risposte alle persone non autosufficienti e/o con disabilità”.

Alcune notizie recenti parlano dell’intenzione della Regione Liguria di iniziare la sperimentazione di una rete di centri sull’adattamento domestico.

Di recente si è svolta a Bologna la 15a conferenza dell’AAATE, Associazione Europea per lo Sviluppo delle Tecnologie Assistive. Sono emerse nuove soluzioni per l’Adattamento Domestico?

Carlo Montanari: Ho partecipato alla Conferenza dell’AAATE, come membro dell’Assistive Technology Team di AIAS Bologna Onlus che è stata tra gli organizzatori dell’evento. 

La conferenza ha affrontato, in maniera trasversale, il mondo della ricerca sulle Tecnologie per persone con disabilità: dalle interfacce neurali, le cosiddette Brain Computer Interfaces, al puntamento oculare; dalla robotica assistiva ed educativa fino all’accessibilità dei contenuti digitali, importante al pari dell’accessibilità ambientale per la partecipazione e l’inclusione delle persone con disabilità

I temi più vicini all’adattamento ambientale, di certo, sono stati quelli del monitoraggio domestico con forme di teleassistenza evolute – quello che, in gergo, viene chiamato Active Assisted Living – tra cui il monitoraggio dello stato di salute e lo sviluppo di sistemi domotici basati sull’Internet of Things e software open source.

La conferenza ha anche lanciato un’agenda di azioni politiche e di indirizzo della ricerca fondamentali per garantire a tutte le persone con disabilità il rispetto di diritti inalienabili come l’inclusione e la partecipazione alla vita sociale

L’agenda si è concretizzata nella Dichiarazione di Bologna -”un invito all’azione per migliorare l’accesso a tecnologie assistive di qualità per la realizzazione dei diritti umani fondamentali e il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in modo totalmente inclusivo” – che è possibile sottoscrivere online

Chi volesse approfondire ciò che è emerso durante la conferenza può consultare gli Abstract della Conferenza.

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