Progettazione sociale: in vigore la prima norma che la regolamenta
Arriva in Italia la prima norma tecnica sulla progettazione sociale, pubblicata da UNI, Ente Italiano di Normazione. La norma UNI11746, definisce i requisiti base di “conoscenza, abilità e competenza” che deve possedere il progettista sociale – figura chiave in ogni realtà non profit, dal welfare al tempo libero – fino ad oggi non regolamentata.
La disposizione arriva dopo sei anni di studio e di collaborazione tra Uni, il Forum Nazionale del Terzo Settore, il Central Italy Chapter (associazione non profit con l’obiettivo di divulgare la disciplina del Project Management), il Ministero del Lavoro e l’Associazione Italiana Progettisti Sociali – APIS.
“Attraverso la progettazione sociale, le sue metodologie e le sue procedure, vengono perseguiti obiettivi di rango costituzionale, come la tutela dei diritti e il raggiungimento della pari dignità sociale tra i cittadini, e passa la maggior quota di servizi ed interventi di welfare, anche in termini di risorse economiche assegnate e gestite – dichiara Antonio Finazzi Agrò, Presidente di APIS – Un miglioramento delle pratiche di progettazione sociale coinvolge non solo gli Enti e i professionisti che se ne occupano, ma i cittadini che beneficiano del welfare sia pubblico che privato”.
Il progettista sociale è un operatore specializzato che sviluppa e realizza progetti sociali, assumendosi la responsabilità dell’intero processo: ideazione, pianificazione, redazione, gestione, controllo e monitoraggio, valutazione di risultato e di impatto, rendicontazione. Secondo i dati dell’ultimo Censimento del Non Profit e dell’ultima rilevazione Istat, che ha individuato circa 336.000 organizzazioni non profit attive in Italia, si calcola che vi siano circa 16mila operatori che esercitano in modo esclusivo o prevalente la professione di progettista sociale. E tuttavia, questa rimane ancora una funzione sommersa, poco conosciuta, talvolta sovrapponibile o confusa con quella del fundraiser.
La regolamentazione della professione, grazie alla norma UNI, si è resa necessaria dunque perché il progettista sociale è una figura indispensabile, sia per l’associazione che si occupa di accogliere le persone con disabilità, sia per la onlus impegnata nella sensibilizzazione ambientale e in qualsiasi ambito di politica sociale.
“Quattro anni fa il Forum ha deciso di accompagnare APIS nel percorso volto ad ottenere una normativa che regolamentasse la figura del progettista sociale – dichiara Claudia Fiaschi, portavoce Forum Nazionale del Terzo Settore – Una figura che riteniamo trasversale e fondamentale nel nostro mondo per le molteplici attività che svolge, dall’ideazione del progetto, alla sua organizzazione fino al monitoraggio e gestione. Con questa norma viene finalmente riconosciuto e definito il grande valore della progettazione sociale in Italia anche in virtù della sua rilevanza pubblica”.
La norma UNI 11746 identifica le competenze richieste e i requisiti formativi e di apprendimento minimi per accedere alla professione del progettista sociale. Abilità e conoscenze che attraversano diversi campi di specializzazione sociale, economica e gestionale: dalle tecniche di reportistica sociale alla conoscenza della normativa di riferimento, dai metodi di lavoro di rete a elementi di diritto amministrativo, dalle metodologie di project management alle tecniche di pianificazione finanziaria e molto altro.
Tra i requisiti di accesso sono indicati: laurea triennale a indirizzo sociale, accompagnata da un’esperienza triennale in attività di elaborazione e presentazione di progetti e da un’esperienza biennale di coordinamento e gestione progettuale. Questi requisiti formativi possono essere, in assenza di una formazione universitaria, sostituiti da un’esperienza più lunga in ambito di elaborazione, coordinamento e gestione progettuale.
“Aver lavorato a questa norma è stato per noi un arricchimento ed un modo per ribadire che c’è un reciproco beneficio per organizzazioni non profit e volontari – dichiara Anna Maria Felici, past president di Central Italy Chapter – e che le competenze professionali dei nostri volontari possono essere molto utili per la comunità”.