Dall’OMS la versione aggiornata dell’ICF
È stata pubblicata nel mese di ottobre dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la nuova edizione dell’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute.
Il documento arriva dopo diciannove anni dalla prima edizione (2001) e dopo due aggiornamenti redatti negli anni scorsi. In questa nuova versione è confluita anche la versione per bambini e ragazzi, approvata nel 2007. Dunque, con l’inserimento della maggior parte dei codici relativi all’età dell’infanzia e dell’adolescenza, l’ICF copre l’intera durata della vita.
“Dietro questa nuova versione c’è tanto lavoro, con diciannove anni di continui contributi di esperti e utenti ICF provenienti da tutto il mondo – commenta Matilde Leonardi, neurologa dell’Istituto Besta di Milano ed esperta di disabilità, che chiude in questo modo il proprio mandato nell’OMS come Copresidente del gruppo di riferimento FDRG (Funzionamento e Disabilità), insieme a Haejung Li dalla Corea e Olaf Kraus De Camargo dal Canada – I dati funzionanti sono fondamentali e l’ICF è lo strumento globale per la raccolta dati, poiché ‘se non sei contato non conti’”.
Come si ricorderà, l’ICF fa parte della Famiglia delle Classificazioni Internazionali dell’OMS insieme all’International Statistical Classification of Diseases and Related Health Problems 10th revision (ICD-10), all’International Classification of Health Interventions (ICHI), e alle Classificazioni derivate.
Un modello di riferimento per la descrizione della salute
L’ICF – che rappresenta una revisione della Classificazione Internazionale delle Menomazioni, delle Disabilità e degli Handicap (ICIDH) pubblicata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1980 a scopo di ricerca – fornisce sia un linguaggio unificato, sia un modello concettuale di riferimento per la descrizione della salute e degli stati ad essa correlati. Il testo è stato approvato dalla 54° World Health Assembly (WHA) il 22 Maggio 2001 e ne è stato raccomandato agli Stati Membri l’uso nella ricerca, negli studi di popolazione e nella reportistica.
La novità di questa revisione è la possibilità di fornire finalmente una classificazione standard per codificare il funzionamento. La seconda edizione dell’ICF diventa il punto di riferimento per tutti i governi nazionali che possono così standardizzare la raccolta di dati sul funzionamento, una cosa che attualmente avviene in pochissimi Paesi. In Italia, ad esempio, molte leggi prevedono l’uso dell’ICF per la valutazione. Un esempio per tutti: il Decreto legislativo 66/17 per l’inclusione scolastica.
Il concetto di “funzionamento”, con tutto quello che comporta in termini di disabilità e abilità residue, entrerà sempre più nei sistemi sanitari, considerando il costante ampliamento della platea di pazienti con malattie croniche invalidanti. La classificazione delle patologie, unita alle diagnosi, può aiutare ma non è sufficiente a descrivere la realtà.
Basti pensare ai tanti bambini nati con sindrome di Down: per tutti la diagnosi è la stessa, ma il funzionamento è molto diverso per ciascuno e questo incide su una maggiore capacità di aderenza alla realtà.
La pandemia da Covid-19, come già si vede, ha prodotto un aumento di circa un milione di malati cronici nel mondo. E in questo caso, il funzionamento sarà ancora più importante poiché molte persone guariranno dal Covid, ma con conseguenze sulle abilità. Mettere l’accento sul principio del funzionamento significa mettere al centro le persone, al di là della diagnosi. Significa osservare in profondità per agire meglio e subito sui contesti familiari, sociali ed economici che possono essere “facilitatori” oppure ostacolanti. E se le diagnosi non si possono cambiare, le barriere si possono sempre abbattere.
L’ICF, mettendo a fuoco la relazione fra la condizione di salute e l’ambiente, ha cambiato il modo stesso di pensare il funzionamento e la disabilità.
L’ICF 2020 sarà a breve pubblicata integralmente sul portale dell’OMS.